mercoledì 1 marzo 2023

PHISHING, SMISHING, SPOOFING? - CODACONS ANDRIA OTTIENE DA POSTE ITALIANE S.P.A. LA RESTITUZIONE DI PIU’ DI € 2.000,00 SOTTRATTI AD UN UTENTE DAI CRIMINALI DEL WEB.




Nella nostra Era Telematica, gli attacchi informatici sono continui e riguardano un po’ tutti i servizi forniti sul web, ma ormai da molti mesi, una banda di cybercriminali ha preso di mira gli utenti di Poste Italiane utilizzando una tecnica raffinata, difficile da identificare per i meno esperti. 

I criminali, infatti, hanno un unico obiettivo: rubare le credenziali dell’utente attraverso un semplice SMS che porterà il malcapitato su un sito malevolo, estremamente credibile. Con tale tecnica, riconosciuta come “spoofing”, i criminali riescono ad inviare il messaggio di testo con lo stesso numero identificativo del servizio di Poste Italiane, e quindi l’SMS si collocherà sotto quelli leciti inviati dal servizio, mandando completamente in confusione l’utente!

Nel testo dell’SMS, i criminali informano gli utenti che si riscontra un problema con i dati anagrafici del loro account e li invitano a correggere i dati cliccando su di un link. Una volta cliccato, si arriva su una pagina in cui l’utente, per rimediare all’errore, sarà istigato a inserire le proprie credenziali/password. L’indirizzo è chiaramente scollegato da qualsiasi operazione di Poste Italiane e chi inserisce i propri dati su quel sito, li consegna quindi nelle mani di cybercriminali che cercheranno di usarli per rubare denaro o per realizzare, nelle forme più svariate, truffa e frodi a danno dell’utente. 

Tuttavia, questo non è l’unico modo in cui i malfattori attaccano le loro vittime sul web. La pratica senza dubbio più diffusa è quella del c.d. phishing attraverso la quale la frode informatica viene perpetrata a danno dell’utente mediante una e-mail che, con un logo contraffatto di un istituto di credito, di Poste Italiane o di altro intermediario finanziario, invita l’utente, tramite un link, ad inserire i propri dati di accesso (User ID/codice utente/password), motivando tale richiesta con le più svariate ragioni di ordine tecnico. Tuttavia, negli ultimi anni, la criminalità informatica sta attaccando gli utenti con tecniche, sempre differenti, che possono essere viste come una variante del tradizionale phishing, così lo smishing, che si riferisce alla sottrazione di dati tramite SMS oppure, come si è sopra descritto, lo spoofing, tecnica ancora più affilata che inganna anche il consumatore più avveduto! 

Dopo anni di battaglie, finalmente la giurisprudenza di merito, e, com’è accaduto, la stessa società di Poste Italiane, sta abbandonando l’idea che le frodi informatiche non siano risarcibili perché originate dalla negligenza degli utenti, ai quali veniva esclusivamente attribuita la responsabilità del denaro frodato per non aver adottato tutte le cautele necessarie nella custodia dei propri codici/dati personali. Oggi, con riferimento all’utilizzo di servizi e strumenti di pagamento, ai fini della configurazione delle relative responsabilità nelle ipotesi di frodi informatiche, è fondamentale la verifica e la prova dell’adozione da parte dell’istituto di credito di misure idonee a garantire la sicurezza dei servizi forniti e ad accertare la reale volontà dell’utente durante le disposizioni di pagamento. 

Sulla base di tale principio, il Codacons – sede di Andria è riuscito ad ottenere da Poste Italiane S.p.A. la restituzione di più di € 2.000,00 a favore di un utente, vittima di spoofing, che, dopo un reclamo inoltrato a Poste Italiane con l’allegata denuncia ai Carabinieri – a cui Poste rispondeva con un provvedimento di diniego -, si rivolgeva alla nostra associazione per ottenere il suo risarcimento. Poste Italiane, citata in giudizio innanzi al Giudice di Pace di Andria, decideva ed accettava di restituire il denaro sottratto dai cybercriminali, senza mai dare prova di avere un adeguato sistema di sicurezza nei propri sistemi informatici: un grosso successo che aprirà la strada ad un nuovo rapporto tra Poste Italiane e consumatori, i quali sono sempre invitati a prestare la massima attenzione per la tutela dei propri risparmi. Per chiunque, invece, abbia già subito un attacco informatico, l’invito è quello di non ingoiare il rospo perché, da oggi, l’unica strada percorribile sarà quella del ricorso alla giustizia italiana.


 

domenica 10 aprile 2022

Ricorso per la ricostruzione della carriera di Docenti e Ata


Molti Docenti e ATA di tutte le scuole italiane, senza neanche rendersene conto, stanno perdendo anni di servizio utili ai fini dell’inquadramento nel corretto scaglione stipendiale, nonché ai fini del computo della propria anzianità di servizio, il che si traduce in un minore stipendio per il presente ed una pensione inferiore per il futuro.

Il Miur, infatti, a seguito della domanda di ricostruzione della carriera presentata dai lavoratori della scuola immessi in ruolo dopo il superamento dell’anno di prova, riconosce:

  • integralmente il servizio pre-ruolo prestato nei primi 4 anni;
  • parzialmente la restante parte del servizio pre-ruolo prestato. 

 

Per le scuole statali il servizio pre-ruolo prestato dal 5° anno in poi, infatti, viene riconosciuto soltanto nella misura dei 2/3 ai fini giuridici ed 1/3 ai fini economici.

Per le scuole paritarie il servizio pre-ruolo prestato, addirittura, viene negato del tutto.

Così operando il Ministero dell’Istruzione viola il principio di non discriminazione tra personale di ruolo e personale precario, stabilito a livello europeo dalla direttiva 1999/70/CE e riconosciuto a livello nazionale da tutti i Giudici Italiani.

Ai Docenti e agli Ata che un tempo erano precari, infatti, deve essere riconosciuto integralmente il servizio pre-ruolo prestato prima dell’intervenuta assunzione a tempo indeterminato.

Presentare ricorso al Tribunale del Lavoro territorialmente competente permetterebbe di ottenere indubbi vantaggi:

  • differenze retributive;
  • differenze contributive ai fini pensionistici;
  • progressioni stipendiali;
  • aumento del punteggio ai fini delle graduatorie interne di istituto e ai fini delle procedure di mobilità.

Possono aderire al ricorso tutti i Docenti e gli Ata immessi in ruolo:

  • che abbiano svolto almeno 5 anni (180 giorni per ciascun anno) di pre-ruolo prestato presso scuole statali;
  • che abbiano svolto almeno 180 giorni di servizio presso la scuola paritaria.

Il decreto di ricostruzione della carriera inoltre non deve risalire a più di 10 anni fa.

Rivolgiti a Codacons Andria per maggiori informazioni.

domenica 3 aprile 2022

Dopo quanto tempo viene staccato il gas?


Nel caso in cui il fornitore di gas naturale ravvisi il mancato pagamento di una o più bollette può richiedere direttamente al distributore il distacco della fornitura. Ovviamente, questa procedura non è né immediata nè vincolante. Il consumatore deve in ogni caso essere avvisato tramite raccomandata con ricevuta di ricezione (oppure tramite PEC) in modo da poter adempiere al mancato pagamento. Tale procedura definisce il concetto vero e proprio di costituzione in mora; dalla comunicazione decorrono 40 giorni di tempo per il cliente per effettuare il pagamento tramite bonifico o bollettino postale, decorsi i quali il fornitore può procedere all'effettiva comunicazione al distributore per il distacco. In concreto, scaduto il termine definito dalla costituzione in mora decorreranno ulteriori 3 giorni in favore del consumatore per effettuare il pagamento.

 

Naturalmente ci sono delle tutele per il consumatore.

La normativa è piuttosto chiara sia sui doveri che sui diritti del consumatore quando si tratta di mancati pagamenti riferiti alle utenze domestiche come il gas. In particolare, vi è l'obbligo, da parte del fornitore, di comunicare il mancato pagamento e la costituzione in mora prima di richiedere il distacco al distributore di zona. Nel caso in cui l'azienda che fornisce il servizio non ottemperi a tale obbligo di notifica, il cliente ha diritto ad un indennizzo che varia a seconda dei casi. Se si riscontra la mancata comunicazione di costituzione in mora nonostante l'effettivo distacco si ha diritto sulla fattura successiva ad un indennizzo pari a 30 euro. Se invece una volta avvenuta la comunicazione l'azienda non dovesse rispettare le tempistiche a disposizione per il pagamento procedendo comunque al distacco, la somma spettante sarà di 20 euro.

È importante precisare che la sospensione della fornitura di gas, successiva alla costituzione in mora, non implica in automatico la cessazione del contratto. Infatti, in assenza del servizio per inadempienze economiche il contratto resta in vigore per ulteriori 30 giorni. In questo lasso di tempo il cliente avrà la possibilità di pagare la somma in questione e potrà fare richiesta per ricevere nuovamente il gas presso la propria residenza. Decorsa questa scadenza il contratto diventa nullo imponendo al consumatore la stipula di un nuovo contratto con un altro fornitore.


 

domenica 13 marzo 2022

Legge Pinto: il diritto al risarcimento per irragionevole durata del processo

La legge 89/2001 ha introdotto in Italia la possibilità di pretendere dallo stato un risarcimento dei danni, nel caso in cui una causa penale, civile, contabile, amministrativa o di altra giurisdizione, duri più del tempo massimo che la legge prevede che tale causa possa durare.

 

L’intervento legislativo risponde all’esigenza di tutelare il diritto di ciascuno a vedere la sua causa esaminata e decisa entro un lasso di tempo ragionevole, corollario del principio del “giusto processo”, appositamente sancito dall’art. 111 della Costituzione e dall’art. 6 della CEDU.

 

La legge Pinto, infatti, ha introdotto nel nostro ordinamento un procedimento per il risarcimento dei danni, patrimoniali e non, derivanti dall’irragionevole durata del processo.

Nel caso in cui vengano superati tali termini il danneggiato potrà presentare ricorso e ottenere un indennizzo che va dai 400 agli 800 euro per ciascun anno di ritardo.

Il ricorso per l’equa riparazione può essere promosso in relazione a qualsiasi tipo di processo (civile, lavoro, penale, amministrativo) entro sei mesi dal passaggio in giudicato del provvedimento che conclude il giudizio di cui si lamenta l’eccessiva durata o in corso di causa.

Se, ad esempio, nel 2015 hai presentato un ricorso al T.A.R. e ad oggi il giudizio che ne è scaturito è ancora pendente, in ragione del ritardo, potrai presentare ricorso per ottenere un indennizzo.

Contattaci per avere maggiori informazioni.

 

 

 

domenica 6 marzo 2022

Bollette luce e gas a rate, facciamo chiarezza


 

Per le bollette emesse tra il 1° gennaio e il 30 aprile 2022 è ora possibile richiedere la rateizzazione. La novità, introdotta dall'ultima Legge di Bilancio, prevede la dilazione degli importi in 10 rate sia per gli utenti del mercato tutelato che di quello libero. Un aiuto concreto per i clienti in difficoltà.


La possibilità di pagare a rate gli importi è prevista solo per le fatture non pagate emesse tra il 1° gennaio e il 30 aprile 2022. Alla rateizzazione sono ammessi soltanto i clienti morosi, vale a dire quelli che hanno fatto scadere il termine per il pagamento delle fatture; non è prevista la possibilità di accordarsi per dilazionare gli importi prima della scadenza della fattura. L'offerta di rateizzazione arriva infatti con il sollecito di pagamento o con la messa in mora del cliente, il fornitore precisa nella comunicazione termini e modalità di pagamento di quanto dovuto.


Il pagamento può essere dilazionato per un periodo non superiore a 10 mesi, con il vantaggio che all'importo non vengono applicati gli interessi. Il 50% dell'importo va comunque versato con la prima rata, mentre la restante metà va versata in rate successive di uguale valore. La periodicità dei pagamenti a questo punto segue quella della fatturazione, quindi se la fatturazione è bimestrale, anche la rata dovrà essere pagata ogni due mesi. Se l'importo da dilazionare è inferiore a 50 euro, infine, il numero delle rate può essere ridotto, ma devono essere almeno due. 


Nonostante le linee guida stabilite dall'Arera, la normativa prevede che gli operatori possano offrire ai propri clienti soluzioni più vantaggiose. Eni gas e luce, per esempio, ha recentemente firmato un accordo con le associazioni dei consumatori che prevede la possibilità di chiedere la dilazione fino a 18 rate mensili in base all'importo della fattura e senza aspettare la scadenza dei termini.


Al momento il provvedimento andrà avanti fino al 30 aprile 2022, ma è probabile che entro questa data il Governo intervenga nuovamente per prorogarne i termini.

domenica 27 febbraio 2022

Cartelle esattoriali, nuova rateazione


Ottime notizie per i contribuenti che non sono riusciti a pagare le rate delle cartelle esattoriali. Questi avranno la possibilità di richiedere una nuova rateazione entro il 30 aprile 2022, grazie a un emendamento approvato in sede di conversione in legge del Decreto Milleproroghe.

Questa nuova possibilità si applica ai carichi i cui piani di dilazione erano decaduti prima delle sospensioni dovute alla pandemia (8 marzo 2020 o 21 febbraio 2020 per i contribuenti che in quel momento erano in Zona Rossa), per i quali i termini per la richiesta di un’ulteriore rateazione erano scaduti il 31 dicembre 2021, portando ora questa data al 30 aprile 2022.

Con la nuova dilazione sarà possibile richiedere fino a un massimo di ulteriori 72 rate (6 anni), senza necessità di saldare le rate scadute al momento della nuova richiesta. Le somme già versate restano quindi definitivamente acquisite.

Sarà dunque possibile fare richiesta per la nuova dilazione attraverso l’apposito servizio online messo a disposizione da Agenzia delle Entrate – Riscossione.

Si specifica che, in ogni caso, si attende il varo della legge di conversione del decreto Milleproroghe 2022 per la conferma definitiva della novità, e per l’avvio delle procedure operative da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.

domenica 20 febbraio 2022

Rimborso per disservizio telefonico



I disservizi telefonici sono frequenti e seccanti, e quando capitano l’unica cosa che vorremmo è risolvere più in fretta possibile. Ma a volte i gestori ci mettono più tempo del previsto: almeno, in quei casi, si ha diritto a un rimborso.

Dal momento in cui si riscontra il malfunzionamento della linea, mobile, fissa o internet che sia, la prima cosa che va fatta è effettuare tempestivamente una segnalazione alla compagnia telefonica di riferimento.

Si può segnalare il disservizio in diversi modi:

  • telefonare al numero del Servizio Clienti;
  • usare l’AppMobile o il sito ufficiale, con le varie pagine di supporto o assistenza digitale;
  • inviare una mail ordinaria;
  • scrivere una PEC, una Raccomandata A/R o un Fax (modalità consigliate dato che hanno validità legale).

I disservizi più comuni tra le compagnie telefoniche sono:

  • interruzione della linea;
  • malfunzionamento della linea fissa;
  • problemi di connessione;
  • doppia fatturazione;
  • ritardo nella ricezione delle bollette;
  • ritardo nell’attivazione di una nuova SIM.

La problematica deve essere risolta entro e non oltre le 72 ore lavorative. 

Molte volte, però, il limite che si pongono le stesse compagnie telefoniche sulla Carta dei Servizi è ancora più breve: per esempio Fastweb si dà 48 ore per l’attivazione di una SIM, e se non rispetta i tempi concede ai suoi clienti un rimborso pari a 6€ per ogni giorno in più fino a un massimo di 10 giorni.

Per poter ottenere un rimborso, bisogna richiederlo avviando una procedura di reclamo.

Si deve tenere a mente che le compagnie dovranno rispondere entro 45 giorni, altrimenti si avrà diritto a un ulteriore rimborso per ogni giorno di ritardo.